Uno sguardo nelle profondità del mare: innovazione tecnica e tempi
La Nuova Diga Foranea di Genova è un’opera unica al mondo per complessità, dimensioni, ricadute positive sulla città e sul sistema paese, oltre ad essere il più grande intervento di sempre per il potenziamento della portualità italiana.
Grazie alla realizzazione di quest’opera, Genova si candida a diventare un centro di gravità per le grandi navi e un grande hub logistico per il commercio in Europa.
La nuova diga consentirà l’ingresso nel porto di Genova delle grandi navi portacontainer, lunghe oltre 400 metri e larghe 60 metri, e delle navi da crociera “World Class” e permetterà al porto del capoluogo ligure di competere con i maggiori porti europei, capitalizzando il vantaggio della posizione geografica ottimale, al centro delle rotte tra l’Asia e le Americhe. Genova è infatti molto più vicina ai grandi porti asiatici rispetto ai porti del Nord Europa: circa 1.000 miglia nautiche in meno che – una volta pronta la nuova infrastruttura – potranno diventare un formidabile vantaggio competitivo.
Il progetto è realizzato per conto dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale.
La Nuova Diga Foranea di Genova è un’opera impressionante e unica nel suo genere dal punto di vista ingegneristico: il suo basamento poggerà su fondali fino a una profondità record di 50 metri e nella sua configurazione finale raggiungerà una lunghezza complessiva di circa 6.000 metri. Per realizzare il basamento saranno impiegati 9 milioni di tonnellate di materiale roccioso, sul quale verranno posizionati elementi prefabbricati in cemento armato. Per i primi 4.000 m della diga saranno posizionati oltre 70 cassoni cellulari. I cassoni misureranno fino a 33 metri di altezza (come un palazzo di dieci piani), 30 metri di larghezza e oltre 67 metri di lunghezza.

I lavori sono divisi in due fasi: nella prima fase, che terminerà nel 2027, sarà realizzato il nuovo ingresso da levante, con un nuovo canale di accesso largo oltre 300 metri, e sarà esteso lo spazio di manovra per le navi (diametro di evoluzione di 800m). Sarà ampliato il canale di Sampierdarena, che arriverà fino a 500 metri di larghezza, aumentando così l’operatività e la competitività di tutti i terminal dello storico bacino commerciale. Nella seconda fase, che verrà conclusa nel 2030, sarà completata la porzione di diga in prolungamento a quella dell’aeroporto e sarà completato lo smantellamento della diga esistente.

Dati tecnici del progetto
Il consolidamento dei fondali
Le attività di consolidamento del fondale marino della prima fase dell'opera prevedono la realizzazione di 70.000 colonne di ghiaia lunghe tra i 6 e i 13,5 metri per garantire stabilità al basamento su cui poggerà la barriera. L'attività viene realizzata grazie all’impiego di 3 piattaforme galleggianti di varie dimensioni. La più grande ha una superficie di oltre 4.000mq ed è attrezzata con quattro gru. Le 2,7 milioni di tonnellate di ghiaia per la formazione delle colonne vengono trasportate e versate sul fondale con l’utilizzo di navi, tra cui la motonave Maria Vittoria Z e la bulk carrier Sider Olympia, capace di trasportare via mare 40.000 tonnellate di ghiaia a viaggio.
Le colonne di ghiaia dovranno sostenere il basamento realizzato con l'impiego di 9 milioni di tonnellate di materiale roccioso (in parte ricavati dallo smantellamento della diga esistente in un’ottica di economia circolare, in parte provenienti dalle cave della Liguria, della Toscana, della Sardegna e di Cartagena in Spagna). Il trasporto del materiale avviene con la motonave Fabio Duò, la nave ICS Orion e la bulk carrier Sider Onda capace di trasportare via mare 40.000 tonnellate di materiale lapideo.
La realizzazione delle colonne di ghiaia avviene mediante un'innovativa tecnica che prende il nome di “Wet Top Feed – Blanket Method”. La tecnica prevede l’impiego di una sonda vibrante, il vibroflot, una sorta di ago lungo tra i 17 e i 21 metri. La sonda, agganciata a gru alte 40 metri e posizionate su piattaforme galleggianti, i pontoni, viene portata sul fondale marino su cui è stato precedentemente posizionato uno strato di ghiaia sufficientemente spesso per realizzare colonne di altezza di oltre 13 metri. Vibrando e mediante l’impiego di getti d’acqua e aria combinati, la sonda penetra nel terreno e crea uno spazio di forma tubolare in cui progressivamente scivola il materiale ghiaioso soprastante. A mano a mano che la ghiaia scivola, la futura colonna prende forma e viene progressivamente compattata.







